Le dimissioni di Gianna Gancia da presidente della provincia di Cuneo

13 Giugno 2014 politica

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L’ultima presidente della provincia di Cuneo eletta direttamente dal popolo, Gianna Gancia, in data odierna (venerdì 13 giugno 2014) ha rassegnato le proprie dimissioni. Gianna Gancia si congeda dal popolo che ha amministrato per 5 anni con una lettera che pubblichiamo integralmente qui di seguito.

“In data odierna ho rassegnato le dimissioni da presidente della Provincia di Cuneo. Adempio con questa scelta ad un preciso obbligo normativo, che m’impedisce di protrarre oltre questa carica, il cui mandato quinquennale si era comunque pienamente concluso il 10 giugno. Termina oggi, per me, un cammino intrapreso con determinazione cinque anni or sono. A chi mi ha accompagnata in questo impegno va il mio più sincero ringraziamento.

Ai miei assessori, che in base alla normativa resteranno in carica per ulteriori venti giorni per il disbrigo degli affari correnti, la mia profonda gratitudine, doverosa per chi si è sobbarcato responsabilità senza pari e senza precedenti. Ai colleghi consiglieri tutti, di maggioranza e opposizione, va il mio sentito grazie, perché so che contenere la spesa è qualcosa di diverso e meno agevole dell’aumentarla: e loro per primi hanno saputo invece incoraggiarmi ogni giorno, con lungimiranza, sempre inchinandosi al superiore interesse della comunità provinciale. Ringrazio, uno per uno e di cuore, i 680 dipendenti dell’Ente, soprattutto perché a loro toccherà garantire la continuità dei servizi. E so che lo faranno in modo efficiente e prezioso, avendone apprezzato qualità e dedizione.

Uno per uno, ringrazio i quasi 600mila abitanti della Granda: quelli che ci hanno sostenuto, con numeri senza precedenti nella stagione purtroppo conclusa dell’elezione diretta del Presidente; ma anche chi ci ha legittimamente avversato, perché non ho mai dimenticato né dimentico che l’opposizione, e non già la maggioranza, qualifica e contraddistingue la democrazia dalle altre forme di governo, alle quali maggioranze, magari bulgare, magari totalitarie, non hanno mai fatto difetto.

Lascio, lasciamo un Ente che, per tanti versi, ha cambiato pelle. Come, d’altronde, un altro mondo è quello che oggi circonda tutti noi, rispetto al 2009. Lascio, lasciamo a testa alta, perché abbiamo anteposto sempre il dovere alle ragioni, spesso un po’ demagogiche, del ‘piacere’. Lo dimostrano i numeri, inequivocabili, che fanno sì che l’Ente sia consolidato in tutti gli aspetti del bilancio, risultato di un’azione riformatrice che non si è fermata davanti agli ostacoli né agli interessi di bottega.

Lasciamo un Ente con meno fardelli ma più agile e pronto nel corrispondere ai fabbisogni del territorio. Lasciamo un Ente privo della zavorra di 119 poltrone distribuite in 13 società, tutte vendute e liquidate. Lasciamo un Ente privo della zavorra di quasi 200 milioni di euro di debiti, alleggeriti, grazie ad azioni straordinarie e virtuose, di oltre 50 milioni.

Lasciamo un Ente che ha tagliato la propria spesa corrente di 60 milioni di euro l’anno, dando l’esempio, per così dire, ‘in prima persona’: azzerate le spese di rappresentanza, ridotte di oltre il venti per cento i costi degli organi istituzionali e di altrettanto la spesa del personale, diminuito dal picco di oltre 850 agli attuali 680. Lasciamo un Ente vivo, al servizio dei suoi cittadini e delle oltre 80mila aziende, perlopiù a dimensione familiare, che costellano l’economia della Granda. Un Ente che, oggi e nei prossimi mesi, sarà in condizioni, proprio grazie alle azioni virtuose perfezionate, di mettere in campo più di 100 cantieri sugli oltre 3mila chilometri di strade e 70 edifici scolastici che costituiscono il patrimonio della Provincia, che è il patrimonio di tutti.

Non mi dilungo oltre, salvo per dire che, ovunque e in qualsiasi ruolo, sempre continuerò per quel che mi è possibile a spendermi per questa nostra terra e per la nostra gente. Abbiamo cercato, con umiltà e con tutte le imperfezioni, di essere all’altezza della nostra Provincia, la cui moralità è antica e profonda, come l’insegnamento del più illustre dei nostri concittadini, Luigi Einaudi.

Quel che di buono abbiamo fatto, lo dedichiamo – nel nostro piccolo – a lui, che sin dagli anni Venti del secolo scorso, ci ammoniva che ‘non si può, salvo parzialmente e per tempo limitato, pagar per debiti’; a lui che, pure, ammise che ‘durante l’anno che stetti al bilancio, tutte le mie querele furono vox clamantis in deserto’. Ecco, con soddisfazione, possiamo dire che, d’ora innanzi, le prediche inutili del professor Einaudi saranno ‘vox clamantis’ anche dal web, grazie al sito internet realizzato dalla Fondazione Einaudi e dalla Provincia di Cuneo, ove sono reperibili tutte le oltre 40mila pagine della sua opera omnia. Grazie a tutti, con la Granda nel cuore”.

Gianna Gancia

  

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